Vivere di birra

Birreria La Botega de la Bira
Fino a pochi anni fa qui, al posto della Botega de la bira, c’era un vivaio, che ora si è ingrandito e spostato poco lontano dal centro di Arsiè. Prima ancora, questa struttura bassa e larga, dalle eleganti porte ad arco, è stata magazzino edile, scuola per muratori, glorioso bar “alle Rose”. Oggi è un piccolo locale di legno chiaro, comodi sgabelli alti e porte verde acceso. Bruschette come-vuoi-tu e birra, naturalmente: dietro al bancone campeggiano nel muro a scacchi quattro botti di PaILOT beer, la rossa, la nera, la weizen e l’originale – sempre la stessa dal ’94. Il proprietario del locale si chiama Massimo Battistel. A trent’anni, circa cinque anni fa, si è licenziato dall’azienda dove aveva lavorato per undici anni e ha deciso di provare a fare della sua passione il suo lavoro. La passione di Massimo è fare la birra. Ha cominciato poco meno che ventenne, quando ha conosciuto il suo socio attuale, Lorenzo Pilotto. Pilotto ha sempre fatto il birraio: come molti altri qui attorno, ha frequentato l’istituto Rizzarda di Feltre – dal 1953/54 e per una ventina d’anni è esistito, unico in Italia, un indirizzo per birrai maltatori. Massimo non ha fatto in tempo a studiare da birraio – ha fatto il Rizzarda, ma come elettricista – e ha imparato tutto quello che sa sul tema dalla cerchia di appassionati che per anni hanno prodotto birra nel laboratorio casalingo di Pilotto per regalarla ad amici, squadre di calcio, conoscenti. “Non hai idea di che feste si facevano, ai tempi: feste private, eh, ma da centinaia di persone, nei sabato sera”. Dal 2010 Pilotto e Battistel si sono messi a produrre birra artigianale a Barcon di Vedelago, nel Trevigiano, per poi venderla. Per mesi Battistel ha lavorato nel suo futuro locale: per l’impianto elettrico si è arrangiato, vista la sua formazione, per il resto ha investito, scommettendo sul sogno di una vita. Il 23 dicembre 2010 ha inaugurato La Botega de la bira. “Lavoriamo bene soprattutto con gente che arriva da fuori, dal Trevisano o da Vicenza, e soprattutto dal Trentino. Non è tutto rose e fiori quando fai di una passione il tuo lavoro, e io ho rischiato grosso a mollare la fabbrica, anche se ho approfittato di una situazione di esubero dell’azienda. Oggi però di birra riesco a vivere, nonostante le difficoltà”. I due soci producono circa mille ettolitri di PaILOT beer all’anno. All’orizzonte si profila un accordo per produrre anche la birra dell’impianto di Barcon, che a breve dovrebbe aprire un locale presso lo spaccio – “il posto è una meraviglia, una villa antica con un enorme parco attorno”. Hanno anche un bar su ruote, un furgone compatto con cui presenziano a sagre e feste all’aperto. La PaILOT beer è una birra delicata, deve stare sempre al freddo perché non è pastorizzata né filtrata: al gusto risulta decisamente corposa. “La produzione è un processo complesso, e la bontà della birra non dipende tanto dalla ricetta quanto piuttosto dalla preparazione del birraio. Come con il risotto: è buono coi funghi o con la salsiccia, ma di fondo tutto dipende da chi lo cucina”.