Tutto l’Alpago in una volta

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In Alpago c’è un po’ tutto quello che serve: c’è il lago, c’è il bosco, c’è la montagna. Nelle acque di Santa Croce si rispecchiano le crode pallide della corona di cime che per i bellunesi è l’immagine dei bentornato a casa dopo le vacanze. Tra lago e monti, la conca dell’Alpago è un lungo elenco di prati, paesi al sole, frinire di grilli, ponti romani, ristoranti, bramiti di cervi, paracadutisti, stellati mozzafiato, sentieri. Il sentiero Alpago Natura è un anello di 73 chilometri, per lo più su strade silvo-pastorali, che da qualche tempo è diventato il percorso ideale per gli appassionati di bicicletta: l’Unione Montana dell’Alpago ne ha ridisegnato il tracciato, ha sistemato la sede stradale, ha tabellato ogni incrocio e costruito cinque aree di sosta – con fontana, tavolini, rastrelliere, punto informazioni. In una giornata – o anche in più giornate, a piedi o in bicicletta – si passa dal canneto alla foresta del Cansiglio alla Pedemontana di malghe e silenzi. Alla partenza le barche beccheggiano, il vento increspa la superficie del lago e gonfia aquiloni e vele di kiters e windsurfers, il sole rimbalza sull’acqua. Il percorso sale verso Mezzomiglio e si addentra tra gli abeti e i faggi del “gran bosco da reme di San Marco”. Il Cansiglio è la seconda foresta italiana per ampiezza, settemila ettari di alberi tra Veneto e Friuli ai piedi del monte Cavallo. Per secoli questo è stato il motore economico della zona: da qui la Repubblica di Venezia attingeva per costruire i remi delle galere e delle altre imbarcazioni della sua flotta. Sull’altopiano ci si aggira tra mucche al pascolo, aziende agricole, tritoni rane e rospi nei pressi delle “lame” – le pozze per abbeverare il bestiame – e poi tracce della cultura cimbra, cervi, caprioli, doline e inghiottitoi che raccontano di vecchie leggende. Uscire dal bosco storto (storto perché l’inversione termica fa sì che gli abeti crescano nella fascia più bassa e sopra crescano invece i faggi) vuol dire pedalare o passeggiare al sole, lungo la Pedemontana, tra malghe, casere e pecore alpagote. L’anello si chiude scendendo dal rifugio Carota verso la zona industriale e verso il lago, tra i canneti dell’oasi Sbarai: nella riva nord, tra le foci dei torrenti Tesa e Tesa Vecchio, un canneto cresciuto su antiche vasche per l’allevamento del pesce è diventato il luogo perfetto per osservare gallinelle d’acqua, tarabusini, cannaiole, germani reali e molte altre specie di uccelli acquatici.