Fiori di plastica, campi da golf, muche e boschi

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Sulla piana del Cansiglio la strada – che fino a poco prima si arrampicava involuta nel tremolio di ombre e luce dei faggi, tra gli abeti severi – si fa improvvisamente dritta come un fuso. La fascia degli alberi sopra i prati sembra averla disegnata un bambino, tanto è regolare.
L’orizzonte si amplia e il sole e il silenzio fanno sembrare vacanza anche un banale mercoledì: per quel signore che guida il caddy nel campo da golf per altro deserto è senz’altro domenica, in effetti.
Per chi invece in Cansiglio ci lavora e ci vive – quattro aziende agricole e tre famiglie, mica grandi numeri – il mercoledì resta mercoledì, anche in questa piana spettacolare.
Mirco Fullin gestisce l’agriturismo malga Filippon per conto di Veneto Agricoltura. Da qualche anno la struttura è anche bed and breakfast: sopra il ristorante e la cucina ci sono cinque stanze a tema, con il tetto spiovente.
Mirco ha 24 anni e si è trasferito qui da poco, insieme alla moglie Sabrina. In stalla lo aiuta il padre Daniele, che viene quassù da Tambre tutte le mattine alle 4,30. A volte salgono a dare una mano anche la mamma di Mirco – che gestisce un negozietto di alimentari in Alpago – e la nonna: “Siamo andati di venti in venti, quindi mia nonna è ancora giovane. Del resto è stata sempre lei a occuparsi della stalla, anche negli anni in cui mio papà faceva il boscaiolo”. In stalla oggi ci sono 60 mucche da mungitura e poi manze, vitelli, maiali e polli… Davanti all’agriturismo due asinelli scuri mangiano placidi.
I Fullin gestiscono 68 ettari di terreno: “Tra un po’ ci rimettiamo a sistemare i recinti, poi c’è da pensare allo sfalcio e alla terrazza del ristorante – per ora siamo aperti solo nel weekend, ma a luglio e agosto siamo sempre operativi”. Il cuoco lo fa Mirco: e gli piace molto. La salvia è appesa a seccare nella stanza della caldaia. “Cerchiamo di usare quanto più possibile prodotti nostri, dalla carne al latte – che viene pastorizzato nel caseificio di Tambre – e poi i prodotti dell’orto, la pasta… Per il resto ci appoggiamo ad altre aziende agricole qui vicine”.
Nell’aria c’è un silenzio assolato, a parte il ronzio pigro delle mosche e qualche muggito che esce dalla stalla. Le lame – i ristagni d’acqua che si formano nelle doline della piana – brillano. A strizzare gli occhi si vede il caddy che va avanti e indietro nei prati riservati al golf club: “Noi non abbiamo mica mai provato: e chi lo trova, il tempo?”.
Sabrina si accarezza il pancione, tra un po’ qui nasce un bambino. Fino a qualche mese fa faceva l’educatrice in casa di riposo, tra Ponte nelle Alpi e Longarone: “Il nostro prossimo obiettivo è diventare fattoria didattica. Sai quante persone salgono quassù dal Trevisano, nei giorni di sole. Il Cansiglio è fortunato: vengono in tanti anche da Padova, da Venezia. Stanno qui anche tutto il giorno, a pranzo e a cena, e qualcuno si ferma a dormire, adesso che abbiamo le stanze”.
Dal bosco che costeggia la strada per la malga esce un’aquila, un po’ spaesata, e subito si rituffa tra gli abeti. I cervi non si vedono, per ora: escono di notte e si mangiano tutti i fiori. “Niente gerani alle finestre, qui da noi. Solo fiori di plastica”: Mirco sorride, mentre abbraccia orgoglioso la piana con lo sguardo.