Il coraggio in un campo di mais

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Mirko De Barba ha 34 anni e cento ettari di terreno. Di lavoro – e per passione – coltiva mais. Prima di buttarsi in agricoltura ha lavorato per anni nell’edilizia: “Negli anni Novanta si spingeva molto sull’edilizia, per cui ho fatto la scuola edile. Ma uno certe cose le ha nel dna. I miei nonni avevano prati, mucche, maiali. A 25 anni mi sono detto, provo. Piuttosto che arrivare a 40 con i rimpianti…”. Nel 2007 Mirko è partito, “all’avventura”. All’inizio gli ettari erano tre, e Mirko ha investito un capitale in un trattore con rimorchio “che mi è costato come un appartamento”. Oggi coltiva mais su 24 ettari – il resto sono boschi e prati. Il mais (granella, non ceroso) lo vende a un maneggio di Vittorio Veneto – “che mi paga il prodotto a costo fisso” – e a una ditta di Treviso che raccoglie il prodotto e si occupa poi di essiccarlo e trasformarlo. “Sarebbe bello mantenere il mais in azienda, per venderlo direttamente al cliente finale, ma non è possibile e sarebbe comunque troppo oneroso a livello economico”. Il Bellunese non è mica la Pianura Padana. Prima di mettersi in proprio Mirko ha lavorato qualche tempo come dipendente in un’azienda agricola, dove ha imparato un po’ di cose: “Ma sai, io le cose più importanti le ho imparate nel mio altro lavoro, nell’edilizia: l’importanza del processo, di fare oggi una cosa per poi poterne fare un’altra domani. Il susseguirsi delle azioni, in edilizia come in agricoltura, non è casuale, e bisogna educarsi a questa disciplina per riuscire a lavorare bene”. Senza contare che, grazie alla sua esperienza precedente, Mirko fa anche da impresa esecutrice delle opere a casa sua: “Ora sto costruendo un nuovo capannone. Certo vado un po’ a rilento, però è una soddisfazione”. L’azienda agricola di Mirko è basata sul lavoro meccanico. L’unico coadiuvante è suo padre, che si occupa di gestire il foraggio e di prepararlo per quando la ditta di essiccatura viene a prenderlo. “Abbiamo anche una vendita diretta di patate. Il sogno sarebbe avere un giorno un punto vendita di prodotti stagionali. Chissà, magari per la futura compagna…”. A Mirko il suo lavoro piace molto. Nonostante spesso sia molto faticoso, e i risultati siano meno esaltanti rispetto all’impegno chi ci si mette. “Ma la sera, anche dopo 15 ore di lavoro, io vado a letto soddisfatto. E felice di aver avuto (e avere) il coraggio di fare il mio lavoro anche se le condizioni non erano e spesso non sono ideali”. La novità di quest’anno è un accordo con la ditta di essiccamento che farà valutare i parametri energetici del prodotto per valutare se in futuro sarà possibile utilizzarlo per l’alimentazione umana: “Sono parametri molto severi. Io oggi produco per le bestie, ma con tutta questa storia dell’insostenibilità ambientale dell’olio di palma, si sta tornando all’olio di mais. Che è ricco di amido e insapore, e potrebbe diventare un’alternativa. Vedremo cosa dicono i test”.