Castagne e merletti: resistere allo spopolamento

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In tutto il Feltrino erano diffusi un tempo i moronèr, i castagni: Cesiominore, una piccola frazione di Cesiomaggiore fatta di campi, stalle e splendidi cortivi, non era da meno. I ragazzini salivano i pendii sopra l’abitato – in un attimo dalla pianura dolce, all’inglese, ci si ritrova tra crode selvagge e silenziose – e facevano cadere dagli alberi i ricci con i moròni. I marroni migliori si vendevano bene durante le feste e le sagre, e i ragazzini riuscivano così a mettere via o spendere qualche soldino.
Oggi a Cesiominore di ragazzini ce ne sono molti meno che un tempo: l’emigrazione è stata crudele e il piccolo borgo della Pedemontana non è diventato, come invece altri, un paese di ritorni. Nessuna grossa azienda nei paraggi ad attrarre lavoratori – come la Luxottica a Sedico, per dire. Gli splendidi cortili di Cesiominore sono sempre meno vissuti.
C’è però chi non si arrende, chi ha scelto di continuare a vivere qui nonostante prima la bocciofila, poi la macelleria, poi anche l’ultimo bar abbiano chiuso i battenti. Dal 2005 a Cesiominore si è formato un comitato: la riunione settimanale sembra un po’ una serata di filò, con il vino e i dolcetti che arrivano in tavola dopo ore di chiacchiere e riflessioni sul futuro del paese. Perché sì, a Cesiominore si ragiona di futuro. Sembra un paradosso, tra le vecchie case con i ballatoi esterni, eppure.
Venendo da Feltre, sulla sinistra appena prima di entrare in paese, c’è una piccola chiesetta. Un unico locale di pochi metri quadrati – risale al Quattrocento, probabilmente. Il muro a sinistra è due volte affrescato: un martire sofferente, una santa e la Madonna nello strato inferiore, l’Ultima cena in quello superiore. Nel Seicento la chiesa venne tutta intonacata durante una terribile epidemia di peste. Gli affreschi sono stati riscoperti nel 2010, durante i lavori della Soprintendenza di Venezia. Nel 2014 si è concluso il restauro e oggi la chiesetta di San Leonardo – protettore di agricoltori, fruttivendoli, fabbri ferrai e fabbricanti di catene, ma anche di prigionieri e partorienti, invocato contro i briganti e la grandine – è nuova di zecca.
Il comitato di Cesiominore festeggia nel 2015 i suoi dieci anni con un primo progetto portato a termine: le signore del comitato hanno cucito ricamato fatto la maglia per anni, per vendere alle feste e alle sagre non più i moròni dell’infanzia ma calzini di lana, tovaglie e lenzuola di canapa, copritavola e asciugapiatti, borse, coperte, e chi più ne ha più ne metta. I ricavati delle vendite hanno contribuito, anch’essi, al recupero della chiesetta. Ora si guarda avanti: dopo la pubblicazione di un libro su “Civiltà contadina e storie di emigrazione”, il comitato ha adocchiato la vecchia fontana della piazza dell’ex osteria, che pende tutta da un lato e rischia di venir giù, prima o poi. Altri moròni da raccogliere, tutti gli abitanti di Cesiominore sono invitati.