Storie d’acqua nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi

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“Lavoravo a Padova, e mi sono stufato. Sono passato attraverso le stagioni in rifugio, lontano da casa, e alla fine sono arrivato qui a Cergnai”: Luca, di Feltre, gestisce da qualche anno l’ostello Altanon, una bella casona di pietra chiara nascosta tra gli alberi sul torrente Veses, poco sopra Santa Giustina. L’ostello è infossato nel bosco, di fianco alla vecchia centralina idroelettrica (recuperata, e di nuovo in funzione), e tutto quello che si sente è il rumore dell’acqua e qualche suono di uccelli, l’abbaiare raro del cane. L’Altanon è già Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, e anche se non si vede – troppa natura! – lì dietro, sopra, svetta il Pizzocco, e le montagne fanno una lunga corona di Vette Feltrine. Alle scolaresche e ai turisti che arrivano fino a qui c’è chi racconta le meraviglie del Parco, la storia geologica della Val Scura e delle alte crode all’orizzonte, la ricchezza dell’agricoltura locale, l’avventura dell’acqua. “Ospiti stranieri ne capitano, sì – racconta Luca – però lavoriamo soprattutto con gli italiani. E poi ci sono le gite delle scuole, da Treviso e Padova, da Torino e Montebelluna, le settimane dei gruppi scout, i ritiri sportivi o di meditazione…”. Da poco un sentiero collega l’Altanon al mulino di Santa Libera, a Salzan di Santa Giustina: fa parte del percorso ciclo-pedonale Sedico-Santa Giustina, creato nell’ambito del progetto di cooperazione transnazionale Mühlen/Mulini – per la valorizzazione e la conoscenza dell’uso dell’acqua nel Bellunese e nel Tirolo austriaco. Il mulino di Santa Libera si trova in un tipico cortivo, e riceve ancora oggi parte delle acque del torrente deviate nella roggia che attraversa Ignan e Salzan. Le due ruote da farina erano in funzione già nella prima metà del Cinquecento, e questo è stato uno degli ultimi mulini del Bellunese a chiudere i battenti, negli anni Ottanta. Ha riaperto nel 2004, per laboratori didattici e visite guidate. Dalla centralina di fianco all’ostello Altanon alle macine del mulino, giù a valle, nel corso di una breve passeggiata è qui condensata una buona parte della storia idrica della Provincia. Basta mettersi in cammino, magari accompagnati da una guida, e lasciarsi raccontare della macinatura del mais Sponcio e Fiorentin, dello sfruttamento idroelettrico dal Mis al Vajont, degli opifici bellunesi, delle antiche rogge e le spade, il legno le zattere il feltro le pecore…