La biblioteca del gigante trascurato

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Chi lo sa che a Feltre c’è il Centro studi Buzzati, dove ogni anno decine di studenti, studiosi e professionisti vari si rifugiano per fare ricerca e ricerche sullo scrittore bellunese per eccellenza? Non tanti, probabilmente, e ancora meno sapranno dove si trova, perché il Centro studi Buzzati sono due stanzucce ricavate nel mezzanino di un antico freddo palazzo del centro storico. L’atrio di Palazzo Borgasio sembra l’ingresso di una scuderia, cupo, rimbombante, con un paio di presse per la stampa Panfilo Castaldi che paiono fare la guardia a chissà quali segreti ai piani superiori. C’è giusto una piccola insegna a indicare la via per il Centro studi Buzzati, poi certo le stampe blu notte dello scrittore dipanano qualunque dubbio, eccolo, è qui. Come dice la responsabile della ricerca Patrizia Dalla Rosa, uno potrebbe pensare, tutto qui?, perché si tratta davvero di due stanzette, qualche computer, libri agli scaffali – ma neanche moltissimi, volendo – splendide locandine di conferenze e convegni tematici (una è in giapponese, per dire), un bel po’ di faldoni e un grazioso giardinetto rialzato, fuori dalla segreteria, invaso dalle erbacce. Poi, se ci si incuriosisce, si scoprono cose. Il deserto dei Tartari in ebraico ed estone, per esempio, e altri testi nelle lingue più disparate, “dono di Almerina Buzzati”, la giovane moglie dello scrittore che tuttora risiede a Milano. Un’infinità di pagine e ritagli di giornale divisi per anni, il grosso della produzione giornalistica di Buzzati al Corriere della Sera, ma non solo: e quanto scriveva di montagna, negli anni Trenta. Nel quaderno-firme la testimonianza del passaggio di laureandi e dottorandi dall’Irlanda e da Venezia, dalla Romania, da L’Aquila, Pavia, Bologna, Berlino… E questo solo nell’ultima pagina. “A prima vista si potrà anche pensare, tutto qui?, ma questo posto è davvero una ricchezza per gli studi e la valorizzazione di Buzzati. Ci sono molte chicche, qui dentro, a saperle riconoscere. Il Centro studi è stato creato da Nella Giannetto, quando Feltre era una città universitaria frequentata da centinaia di studenti e Buzzati non era quasi per nulla studiato nelle scuole: un gigante trascurato. Oggi qui arrivano studiosi da tutta Europa e anche oltre”. Il Centro studi Buzzati è un organo permanente dell’Associazione internazionale Dino Buzzati – fondata nell’88, centinaia di soci sparsi in tutti i continenti. Tra le altre attività, produce anche una rivista annuale di Studi buzzatiani, tradotta in quattro lingue, una delle rare riviste italiane dedicate a un unico autore. Il Centro studi vive di volontari. È aperto solo alcuni pomeriggi a settimana, e si trova – da due anni – in quello che dovrebbe diventare, insieme con le Scuderie napoleoniche, il polo bibliotecario comunale. Nella porta di ingresso di Palazzo Borgasio è appeso un avviso sbiadito, scritto a mano, forse per il custode: “Nei pomeriggi di martedì, mercoledì e giovedì non chiudere a chiave: c’è una biblioteca aperta al pubblico”. Ci si può davvero dimenticare dell’esistenza di una biblioteca? Dino Buzzati probabilmente ne scriverebbe un racconto surreale.