Due ragazzi, un sogno e centinaia di polli

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Davanti all’ingresso c’è una graziosa statuetta per terra, cinque paperette accoccolate una sull’altra, ferme di paura. Se ti avvicini ancora, a sorpresa si risvegliano e scappano via barcollanti. Benvenuti al Puner, “vendita pollame ruspante”. Grandi vetrate, balle di fieno e pannocchie decorative, un salone ampio e arioso: a prima vista, El Puner sembra tutto, tranne un allevamento di polli. E invece. Nicoletta Bortolin ha 24 anni. Insieme al’ex compagno di classe Nicola De Buoni, due anni fa ha messo in piedi questo posto. L’edificio bianco e legno è stato realizzato tutto con materiali riciclati. Sul tetto brilla una colata di pannelli solari. “Ci hanno aiutato i nostri genitori, a costruire il capannone. Non avevamo neanche le finestre – ricorda Nicoletta – quando abbiamo messo dentro il primo ciclo di polli: abbiamo fatto un anno di esperienza prima di aprire El Puner, nell’aprile del 2014”. Oggi qui si vendono pulcini e polli ruspanti, allevati a terra e all’aria aperta. E poi c’è la carne: tra gli investimenti iniziali i due ragazzi di Feltre hanno scommesso anche su un macello e su un mulino – dove macinano il mais da loro prodotto per i mangimi. “Siamo della vecchia scuola – e mentre lo dice Nicoletta sorride, un po’ imbarazzata – e crediamo che di agricoltura bisogna viverci. Perciò abbiamo fatto le cose in grande, e grazie a una serie di finanziamenti abbiamo investito su macchinari e strutture di ottima qualità”. Nel retrobottega ci sono le stanze per i polli: 800 a ciclo, e i cicli durano tre, quattro mesi. I polli più grandi razzolano all’aperto, di fronte al santuario dei santi Vittore e Corona che veglia Anzù dall’alto, abbarbicato sul costone del monte Miesna. Di sera tornano in stanza: perché c’è la volpe ed è meglio non rischiare: “Potremmo tenerne anche migliaia altrimenti, lo vedi tutto lo spazio che c’è qua fuori”. Una stanzetta calda è riservata ai pulcini: ce ne sono quattrocento. Sono nati ieri e colorano il terreno di macchie giallo batuffolo. “Vengono vaccinati, poi basta: niente cicli di medicinali. Siamo molto seguiti a livello sanitario, facciamo continui controlli”. La scommessa dei due ragazzi sembra funzionare: anche grazie alla collaborazione con Slow Food, riforniscono già parecchi ristoranti della Provincia. A inizio maggio sono stati invitati a partecipare a una riunione internazionale all’EXPO di Milano – “chissà come fanno i polli, in Tunisia?”. Per adesso, con il mutuo a carico, Nicola continua a lavorare anche in un distributore di benzina. Nicoletta studia archivistica a Trento: si era iscritta prima di immaginare il grande progetto dei polli, appena concluso il percorso all’istituto agrario di Vellai, “perché ero brava in storia”. testo: Alice Cason immagini da: “The Leghorns” – Reliable Poultry Journal Pub.Co. Public Domain License.