Due gemelli sul divano

Luca
Il papà di Mario e Bruno faceva il falegname. Costruiva ruote per carri in una stalla in paese, a Segusino. I due gemelli hanno bazzicato tra trucioli e attrezzi fin da bambini. Uno dei due, crescendo, ha continuato a lavorare con il legno, l’altro è andato a bottega in una tappezzeria, e ogni giorno si faceva pedalando la strada dal Mas su fino a Belluno. Nel ’66 i gemelli Naldo si sono messi in proprio. Hanno acquistato quello che allora era un piccolo edificio di fianco alla latteria di Camolino, e hanno cominciato a costruire mobili. Oggi Naldo Arredamenti è un’impresa che resiste – all’IKEA, al tempo che passa, alla freddezza dei loft metropolitani. Il piccolo edificio è diventato una casa doppia e un ufficio con saletta campionario, e dai capannoni dietro la casa escono odori di legno e bostik – qui c’è la falegnameria, di fianco la tappezzeria. In ufficio ci sono le figlie dei due gemelli: i due soci, ormai più che settantenni, continuano a creare divani e librerie, e assieme a loro lavorano le figlie e altre cinque persone. “Continuiamo a lavorare – racconta una delle due cugine, Sara – soprattutto con il passaparola. Poi capita chi ci dice, vi ho visti ieri sera su TeleBelluno, anche se magari sono settimane che lo spot non va più in onda”. L’azienda dei gemelli Naldo produce mobili su misura, ispirati alla tradizione locale: “Da noi vengono per lo più persone di una certa età. Ci raccontano la loro vita, magari vogliono restaurare una vecchia credenza dei genitori, o altri mobili che per loro hanno un valore soprattutto affettivo”. Gente che la casa la vuole tutta (o quasi) di legno: mobili solidi e ambienti caldi che ricordano i bei tempi andati. “Lavoriamo moltissimo per le gelaterie in Germania: emigranti – soprattutto zoldani – che tornano qui con le panche in legno da tappezzare e poi se le riportano a Monaco, Amburgo, nei piccoli paesini tedeschi in cui si sono re-inventati una vita”. L’azienda i gemelli Naldo l’hanno costruita un pezzo dopo l’altro, prima due stanzucce, un macchinario qui, uno lì – con le mogli infermiere che portavano a casa i soldi per fare del loro sogno imprenditoriale una realtà. Oggi chissà, i giovani alla casa ci pensano più avanti, “preferiscono fare il mutuo per un viaggio, piuttosto che per l’abitazione”, e si accontentano di quattro sedie arruffate, acquistate per poche lire… “Anche se poi, dai quaranta in su, ci sono un bel po’ di professionisti originari di qui che in città hanno case essenziali, bianco e acciaio, e qui rimettono in sesto la casa dei genitori o dei nonni e vengono da noi: tutto legno, solo legno, come quando erano bambini”.